Ho atteso parecchio per scrivere questo post, perché volevo poter guardare agli eventi narrati con il giusto distacco.
Nella vita di ciascuno ci sono eventi che alterano il corso delle cose: una scelta, qualcosa che abbiamo detto o fatto.
Diamo però molta enfasi all’evento in sé, spesso senza fermarci a riflettere sul percorso che ci ha condotti fino a lì.
In questo caso proverò a ripercorrere il filo degli eventi.
Quasi per scherzo
Era una domenica di dicembre 2018 quando decisi di presentare la mia proposta di talk all’evento Oracle Code di Roma per il marzo successivo.
Da qualche anno frequentavo alcune community di sviluppatori software, seguivo talk online e avevo partecipato di persona ad alcuni eventi di settore.
L’idea di fare un talk mi attirava molto, ma dovevo trovare un argomento ed un contesto adatto.
Avevo alle spalle una solida esperienza da formatore, ma non avevo alcuna esperienza di talk.
In quel periodo frequentavo l’Italian Oracle User Group (ITOUG) e quando venne annunciato un evento Oracle a Roma l’allora presidente Francesco Tisiot mi incitò a partecipare.
Sembrava l’occasione giusta, ma dovevo trovare un tema da discutere.
A quei tempi, insieme ai miei colleghi, lavoravo ad un software con molti anni sulle spalle realizzato con tecnologie Oracle.
La sua età non giustificava investimenti per innovazione, ma nonostante ciò noi avevamo il compito di farlo funzionare al meglio e adeguarlo alle nuove esigenze di volta in volta sempre più sfidanti.
Così avevamo fatto di necessità virtù e, con i pochi mezzi a nostra disposizione, avevamo realizzato un framework che alla fine ci aveva consentito di risolvere brillantemente tutta una classe di problemi.
La soluzione che avevamo progettato, realizzato ed adottato meritava di essere raccontata, perché a mio modo di vedere rappresentava un bel esempio d’innovazione frugale (Jugaad).
Quel mattino di dicembre decisi quindi di proporre il mio talk .
In fase di registrazione veniva richiesto il link ad un precedente talk o una breve video presentazione.
Non avendo esperienze pregresse, optai per la seconda opzione e registrai un breve video.
Ero piuttosto imbarazzato, ma superai l’indecisione, completai la registrazione e cercai di non pensarci più.
Si fa sul serio
Qualche tempo dopo arrivò l’accettazione del talk.
Quella che era solo un’ambizione aveva trovato la forza di concretizzarsi in una sfida con me stesso. A quel punto avevo preso un impegno e avrei cercato di portarlo avanti nel migliore dei modi.
Cominciai così a scrivere una bozza della presentazione per il talk.
Coinvolsi i miei colleghi ed usai i loro preziosi feedback per migliorarla.
Mi documentai sulle migliori pratiche per condurre dei talk.
Trovai numerosi spunti interessanti, ma soprattutto mi convinsi che serviva un elemento narrativo per rendere fluida e piacevole la presentazione.
Ci pensai un po e alla fine trovai che il concetto di metamorfosi era adatto.
Quella fu la svolta. Aggiunsi immagini sufficientemente evocative e la presentazione prese corpo.
Feci due e tre prove del talk, video registrandomi per vedere se rientravo nei 45 minuti a disposizione: dovetti ridurre ancora le slide ma funzionava! (Link alla presentazione)
Prima del talk si concretizzò l’opportunità di cambiare azienda.
Soppesai tutti i pro e contro, ma era da tempo che meditavo di cambiare strada: decisi che era ora.
La consapevolezza di questa scelta, mi consentì di affrontare il talk sereno, cosciente che a seguire mi attendevano cambiamenti ben più ardui.
Si va in scena
Organizzai la trasferta a Roma con l’aiuto del mio caro amico Marco.
Andai a Roma e fu un piacere enorme ritrovarsi dopo tanti anni.
L’indomani sarebbe venuto anche lui a seguire l’evento.
Giovedì 4 aprile Eur Salone delle Fontane.
Ero piuttosto emozionato.
Ironia della sorte di fronte si stagliava in tutta la sua imponenza la nuova sede dell’azienda per cui lavoravo.
Fatto il check-in ci presentammo alla postazione ITOUG, dove ci accolse
Mario Fusciardi che con la sua simpatia e la sua gentilezza ci fece sentire subito a casa.
Andai nella sala del talk a fare un check del collegamento al proiettore: tutto a posto.
A metà mattina la sala si riempì e fu ora di cominciare.
L’evento veniva ripreso ed andava anche in live streaming quindi mi stavano seguendo anche i miei colleghi dall’ufficio.
Io ero lì anche per loro: per rendere onore ad un ottimo lavoro fatto insieme.
Partii un po’ incerto, ma poi mi scaldai e tutto andò liscio.
Video del talk e la presentazione
La presenza del mio amico Marco, in prima fila, contribuì a farmi sentire a mio agio.
In definitiva ciò di cui parlai era ciò su cui avevamo lavorato negli ultimi 10 anni, quindi era un argomento che avevo vissuto sulla mia pelle.
Anzi a dirla tutta alcune frasi di quel discorso erano le stesse cose con cui avevo ammorbato i miei colleghi negli ultimi anni: in sala caffè, in pausa pranzo perfino nell’antibagno. Insomma erano concetti che avevo avuto modo di affinare lungamente.
I feedback che raccolsi in sala e i contatti che ebbi con le persone che incontrai in giro per il resto della giornata furono tutti positivi: segno che il talk aveva funzionato.
Da casa chi aveva seguito il talk in streaming mi fece i complimenti via Whats App.
A pensarci bene la cosa fu paradossale. In tanti anni di lavoro, nella concitazione della quotidianità, non eravamo riusciti a trovare un momento istituzionale per fermarci a riflettere su ciò che avevamo costruito insieme.
Alla fine, poco prima di lasciare l’azienda, ero dovuto andare fino a Roma per parlare di questi temi ai miei colleghi che mi ascoltavano in streaming live da Ancona. A volte per andare in buca, bisogna giocare di sponda.
Fu una bella soddisfazione per me, ma volevo che rappresentasse anche una piccola rivincita, per tutti coloro che nell’ombra avevano contribuito a questo risultato e credo di esserci riuscito.
Quel giorno ho avuto la prova di ciò che avevo già letto.
Un talk deve contenere un messaggio chiaro supportato da una narrazione efficace e, per mantenere viva l’attenzione per 45 minuti, chi presenta deve mettere passione in ciò che dice.
Sul resto lascio giudicare a voi, ma la passione era sicuramente tanta.
Passammo il resto della giornata a seguire altri talk e conobbi Ludovico Caldara un altro collega ITOUG.
E vissero per sempre felici e contenti, o no ?
Questo evento è stato uno snodo storico per la mia carriera professionale ? No. Di lì a poco avrei smesso di usare Oracle e comunque nessuno mi ha contattato in merito a ciò che ho presentato.
Questa esperienza mi ha cambiato ? Si molto perché ho superato una sfida che ho cercato. Questo ha alimentato la mia autostima in un momento in cui, dopo 13 anni, cambiavo azienda e mi attendevano altre sfide di cambiamento.
Il talk alla fine ha rappresentato anche un personale ringraziamento a tutti gli ex-colleghi con cui ho condiviso questa lunga ed intensa esperienza lavorativa.
In definitiva qualunque esperienza vissuta ci cambia ed influenza le nostre azioni future. Non è possibile risalire esattamente la catena degli eventi che si sono succeduti e che ci hanno reso ciò che siamo.
Dopo qualche tempo mi sono reso conto che la metafora del cambiamento non era casuale bensì inconscia.
A pensarci bene la metamorfosi che ho raccontato durante il talk aveva molto a che fare con il mio personale percorso di cambiamento che era in quel momento in pieno svolgimento.
Ironia della sorte nel periodo successivo la mia trasformazione non andò a buon fine: a volte succede.
Per una serie di motivi, nella nuova azienda, nonostante gli sforzi miei e dei colleghi, non riuscì ad integrarmi.
La mia autostima dopo aver raggiunto un massimo storico ebbe un crollo.
Fu una lezione importante sulla natura intrinseca della mia persona.
Trovai la forza di cambiare nuovamente azienda.
Oggi a due anni di distanza, con un po’ di pazienza, ho raggiunto un nuovo soddisfacente equilibrio, quindi posso considerare quella metamorfosi finalmente compiuta.