Incontro pubblico con Giacomo Gabellini analista geopolitico

Il Contesto
Nel 2021 ho seguito un master in “Analista intelligence” ed ho approcciato la geopolitica, da quel momento ho cominciato a consultare fonti informative alternative al mainstream. È per questo motivo che da un po’ di tempo seguo con interesse il sito di Giacomo Gabellini “Il Contesto”. L’autore è un analista, saggista e scrittore esperto di geopolitica e pubblica periodicamente videointerviste a personaggi autorevoli su temi d’attualità. Ne scaturiscono sempre analisi acute su temi geopolitici che spesso ascolto sotto forma di podcast. Solo recentemente, ho realizzato che l’autore risiede nelle Marche.
Incontro pubblico

Qualche giorno fa ho saputo che venerdì 13 giugno 2025 alle 21.00 sarebbe stato a Monteporzio (PU) per un incontro pubblico, proprio a due passi da casa mia e quindi non potevo mancare. La sera dell’incontro arrivo, come mio solito, con largo anticipo e nella sala ancora vuota trovo il relatore. Mi presento e scambiamo due parole. Lui è gentilissimo e ho la curiosa sensazione di conoscerlo da sempre. Un po’ come se incontrassi il Prof. Alessandro Barbero in ascensore. Arrivano altri uditori del posto ed una mia “amica di penna” a quel punto mi sento anche meno solo. Si comincia. Considerati gli eventi del giorno, il tema di discussione cambia rispetto al programma e diventa il conflitto Israele – Iran. Il tempo vola e trascorre un’ora e mezza. Giacomo parla a braccio senza interruzioni. Ripercorre eventi storici, cita i nomi dei protagonisti ed analizza le cause evidenti e quelle sotto traccia, che hanno portato a questa escalation. Si parla di armamenti, di postura politica nei rapporti internazionale dell’Italia e dell’Europa. La geopolitica è affascinante e complessa perché entrano in gioco molte variabili di tipo diverso. In sostanza gli scenari che si aprono davanti a noi sono tutti molto preoccupanti. Sapevo che non sarebbe stata esattamente una serata in allegria tra amici.
Suggestioni
L’incontro è interessante e stimolante, ma al contempo surreale. Siamo una ventina di persone e non c’è un giovane. Avranno altro a cui pensare per un verso non riesco a dargli torto. La serata è calda e le finestre sono aperte per fare circolare un po’ d’aria. Mi viene in mente la famosa frase di Draghi: “Volete la pace o i condizionatori.“: ho paura che di questo passo dovremo rinunciare ad entrambi. Mentre ascoltiamo le ragioni di una guerra vicina, ma che ci sembra lontana, da fuori irrompono suoni di bambini che strillano, cani che abbaiano e motorini smarmittati. Rifletto sul fatto che per quanto fastidioso, questo è il suono che fa la pace. Sono i rumori di una sera di inizio estate in un qualunque paese di provincia italiano. I rumori di gente che vive serena in tempo di pace. Persone nel cui immaginario collettivo, il concetto di conflitto è sfuggente: è solo una cosa vista alla TV. Perché in fondo, le generazioni che hanno vissuto quelle vicende, sono quasi sparite e con esse stiamo perdendo anche la memoria storica di quegli eventi. Eppure basterebbe così poco. Basterebbe fermarsi a riflettere usando l’immaginazione, per capire che mentre noi viviamo le nostre vite, altre persone sperimentano la tragica realtà della guerra. Ecco che cambiando contesto le urla dei bambini assumerebbero un altro significato ed il rumore assordante potrebbe essere quello delle esplosioni.
Il pensiero critico
Per questo motivo, per tutti noi essere lì quella sera in quel momento è significativo. Uno piccolo gruppo di persone sconosciute, che si interrogano su eventi più grandi di loro, ma con la testarda volontà di capire perché si fa la guerra. Tutti convinti che se toccasse a noi decidere l’avremmo già fermata, ma forse questa è solo un’utopia irrealizzabile.
Il timore naturalmente è che si arrivi ad un conflitto nucleare dalle conseguenze devastanti e questa idea mi getta nello sconforto. Proprio quel giorno ho scritto a un mio amico scherzando: “Forse la specie umana ha terminato il suo ciclo e l’umanità è destinata all’estinzione. Magari ci reincarneremo nel toporagno e si ripartirà da lì con estrema umiltà”.
Consapevolezza e impotenza
Da un po di tempo vivo una certa inquietudine. Ho preso consapevolezza di una serie di verità che prima ignoravo, ma a ciò ha fatto seguito un forte senso di impotenza. Quando ho vissuto la stessa frustrazione in ambito lavorativo, ho preso coraggio ed ho cambiato azienda, ma non posso cambiare il mondo in cui vivo. Così ragionando sono giunto all’amara conclusione che studiare la storia e i suoi punti di svolta è affascinante, ma viverne uno in prima persona non è affatto divertente.
Tempo speso bene
Terminato l’intervento abbiamo fatto un bel applauso ed è seguita qualche domanda. Ho chiesto a Giacomo come combattere questo senso di inadeguatezza. Secondo lui dobbiamo lavorare per risvegliare il pensiero critico nelle persone. Ho la sensazione che ci attenda un’impresa titanica. Ringrazio gli organizzatori della serata e Giacomo Gabellini per la sua squisita disponibilità.