Questa foto nasce con l’intento di cogliere un panorama suggestivo. Mentre ero in procinto di scattare ho pensato: “Mannaggia, quel filo mi rovina l’inquadratura, ma scatto lo stesso”. Poi il caso ha voluto che nella scena entrassero le rondini. Così, qualche giorno dopo, quando ho rivisto la foto, il suo significato surreale mi è apparso chiaro. Quel filo che pende nel vuoto, mi ha subito fatto pensare alla lenza di una canna di qualcuno che pesca rondini nel cielo-mare di primavera, usando un lampione cittadino come una lampara. Se tutto ciò vi sembra bislacco, ricordate che siamo a Corinaldo, dove tutto è possibile.
Da questa esperienza ho tratto un’importante lezione sulla fotografia, un’immagine può assumere a posteriori un significato del tutto inaspettato ed indipendente dalla volontà di chi ha scattato la foto.
A Corinaldo in fondo al “Viale Dietro le Monache” si trova una balconata che guarda ad ovest. Da lì si gode di un panorama suggestivo che spazia dalle colline circostanti fino al gruppo del Monte Catria, questo luogo è noto come il “Murello”.
Durante le mie passeggiate mi fermo spesso a godere di questa vista. Quei monti li conosco bene, sono salito spesso sulla loro vetta. Loro, docili e pazienti, mi lasciano credere di averli conquistati, ma è un’illusione. Quando mi trovo in questo luogo vivo una magia particolare, perché ho l’opportunità di osservare tracce di epoche remote e percepire lo scorrere del tempo.
La prima traccia del tempo è “Porta Nova” che si trova di fronte al “Murello, è la principale via d’accesso al centro storico e risale all’epoca medievale.
Corinaldo – Porta Nova
La seconda traccia, meno evidente, sono le montagne stesse. Le immagino lì ad osservarci da sempre, ma in realtà non è così, anche loro hanno un’età, si sono formate circa sedici milioni di anni fa.
La terza traccia, più nascosta, la vedo abbassando lo sguardo sulla seduta in pietra del “Murello”, in un punto spicca la forma geometrica a spirale di un fossile di ammonite. Questo è l’ennesimo segno di un tempo ancora più antico, circa 250 milioni di anni, quando questi luoghi erano un ambiente marino tropicale.
Fossile di ammonite sulla seduta in pietra del “Murello”
Non so di che tipo di pietra si tratti, ma mi piace pensare che quel blocco di pietra venga direttamente dalle montagne che mi stanno di fronte e che sia stato sottratto dall’uomo al suo ambiente d’origine quasi fosse un trofeo. Un atto di arroganza che ha, come unico effetto, quello di renderci consapevoli della nostra insignificanza di fronte ad eventi che precedono l’esistenza stessa della nostra specie.
Tanto tempo fa acqua sfidò pietra, lei rise, ma perse.
A prima vista l’acqua potrebbe sembrarne la protagonista, ma non è così. La capacità di erodere la pietra da parte dell’acqua è infinitesimale, ma questo potere viene amplificato dal tempo. È il tempo che rende possibile ciò che all’inizio sembrava solo ridicolo. Il tempo è il motore del cambiamento. Alcuni avvenimenti sono tangibili ai nostri occhi, altri sono lenti ed impercettibili e travalicano la nostra esistenza. Per esempio un raggio di sole primaverile che ci scalda e che sparisce d’improvviso, perché coperto da una nuvola passeggera. Oppure un mare tropicale che si prosciuga lentamente fino diventare un paesaggio fatto di montagne, colline e valli.
Riflettere sul tempo mi porta inevitabilmente ad interrogarmi sulla vita e sul suo significato. Prendete un foglio bianco ed una penna, disegnate un punto e poi tracciate una linea retta verso destra, fino alla fine del foglio. A livello geometrico questa è una rappresentazione schematica della nostra vita: una semiretta. Un segno diritto tracciato su carta che parte da un punto e corre idealmente all’infinito. Già idealmente. Forse la sfida suprema a cui ciascuno è chiamato, è rendere la propria vita più ricca e complessa di una semplice linea nera su un foglio bianco.
La durata del ciclo di vita di un essere umano rispetto a quella di una montagna è davvero poca cosa. La nostra esistenza sulla linea del tempo nella scala delle ere geologiche è solo un minuscolo punto. Il tempo che abbiamo a disposizione è prezioso, quando sarà terminato lasceremo dei segni o tutto si ridurrà solo ad un semplice segmento? Io mi ribello a questa idea, abbiamo una grande unica occasione e non dobbiamo sprecarla.
Anni fa, idealmente ho deciso di spezzare quella linea nera in tanti piccoli pezzettini, ho cominciato a lavorarli uno ad uno, scaldandoli piegandoli e torcendoli fino a farli diventare lettere dell’alfabeto. Li sto avvicinando tra loro, pazientemente giorno dopo giorno, fino a formare parole frasi e concetti scritti. Alla fine ho scoperto che scrivere, oltre a rendere la mia vita più interessante, incidentalmente contribuisce a creare una traccia del mio vissuto e ciò mi aiuta ed esorcizzare, almeno in parte, lo spettro del tempo che passa.
A questo punto auguro a ciascuno di trovare un modo tutto personale per arricchire la propria vita e lasciare un segno. Se poi vi capitasse di visitare Corinaldo, non dimenticate di passare al “Murello”, chissà magari ci si incontra.
Corinaldo è un borgo medievale delle provincia di Ancona. Si trova nell’entroterra a venti chilometri dalla costa e a cinquanta chilometri dagli appennini centrali. La sua architettura offre scorci suggestivi e la sua posizione consente di ammirare panorami che spaziano dal mare ai monti. Il paese è circondato da colline ondulate i cui colori mutano al lento variare delle stagioni. Io sono nato e vivo qui da sempre, ma subisco ancora il fascino di questi luoghi. E continuo a cercare sempre nuove angolazione da cui poter ammirare questi paesaggi, perché qui si vive immersi nella bellezza.
Corinaldo in autunno avvolta nella nebbia
Il grano maturo Corinaldo ed il Monte Catria sullo sfondo
Torre dello Sperone
Porta Nova
Porta del Mercato
Il fosso
Cinta muraria e campanile del santuario Santa Maria Goretti
Il fosso con Torre Rotonda e Torre del Calcinaro, in lontananza il Monte Conero
Torre Rotonda
Campanile del santuario Santa Maria Goretti
Chiostro ex convento degli Agostiniani
Scalinata “Cento Scale” ed in lontananza il Monte Conero
Loggia del palazzo del comune con vista su Ostra Vetere e Monte San Vicino
Loggia del palazzo del comune vista panoramica su Ostra Vetere
Torre dello Sperone e la piazza delle fontana
Panorama sulle campagne, in lontananza Ostra Vetere e sullo sfondo il monte San Vicino
Un mare di girasoli ed in lontananza il massiccio del Monte Catria
Quest’immagine l’ho colta dalla finestra della cantina di un palazzo storico. Mi ha colpito il contrasto tra l’eleganza degli archi a volta e la sensazione di vuoto. L’oscurità degli spazi laterali che evoca un tempo remoto e si contrappone alla luce che cade dall’alto, quasi un monito a non dimenticare. Un luogo spoglio e abbandonato ma con un fascino antico.
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