Una piccola avventura

La mia passione per la lettura è nata da ragazzo con la collana Oscar Mondadori.
Amavo leggere i libri di Willard Price in cui si narravano le avventure di due fratelli che andavano a caccia di animali esotici in posti lontani e pericolosi: “Nella foresta dei gorilla giganti”, “Nella savana dei grandi leoni”, “Verso il mare delle grandi piovre”.
Come molti dei ragazzi di quella età ero affascinato da questi racconti forse perché la vita reale non offriva emozioni di quel genere.
Una volta però con mio padre ci trovammo in una situazione insolita che qualche volta mi torna alla mente.
Negli anni 80 la mia famiglia era solita trascorrere il mese di agosto in montagna a Bellamonte.
La località era piccola e molto tranquilla le montagne del Trentino stupende.
Per passare il tempo quando non pioveva avevamo preso l’abitudine di andare in cerca di funghi.
Non eravamo molto esperti, ma la zona era ricca di porcini quindi non c’era il rischio di sbagliarsi.
Un giorno uscimmo soli io e mio padre e seguimmo un percorso che avevamo fatto altre volte.
Di solito il percorso era ad anello, ma quella volta qualcosa andò storto.
Quando pensavamo di essere sulla via del ritorno ci trovammo su un pendio piuttosto scosceso che non avevamo mai incontrato.
Ancora convinti che la direzione fosse giusta, proseguimmo con difficoltà affrontando una pendenza sempre crescente.
Il pendio ben presto si rivelò la sponda del torrente.
Solo allora ci rendemmo conto di avere perso l’orientamento e non potendo risalire l’argine cominciamo a percorrere il letto del torrente, in quel periodo con scarsa portata.
Seguimmo per un buona mezz’ora il flusso dell’acqua, in silenzio accompagnati dal rumore dell’acqua, saltando di masso in masso, ma arrivammo ad una piccola cascata che non potevamo superare.
Delusi e a quel punto un pò preoccupati, decidemmo di invertire il senso di marcia.
Risalimmo il torrente e superato un pendio si parò d’innanzi a noi una diga.
Ci avvicinammo speranzosi a quella grande parete di cemento e trovammo una semplice scala di servizio che la risaliva a zig-zag per tutta la sua altezza.
Percorrendo in silenzio i gradini incontrammo un operaio che verniciava e che ci guardò un pò stupito, ma lo salutammo con un cenno dissimulando una certa indifferenza e proseguimmo.
La scala in breve tempo ci condusse alla strada provinciale, così senza clamore e senza conseguenze la nostra piccola avventura si concluse.
Ripensando a quell’esperienza mi colpisce ancora oggi che, una volta imboccato il pendio, non ci venne mai in mente di avere sbagliato strada e comunque non pensammo di invertire il senso di marcia.

“Spatia Devinco Disiuncta Coniungo”

Questo è il motto in latino dell’Arma della Trasmissioni dell’Esercito Italiano in cui ho frequentato il 156° A.U.C.  .
Il senso della frase è chiaro: vinco lo spazio e unisco ciò che è separato.
Una bellissima frase che sintetizza la finalità dell’arma, ma che racchiude un significato più profondo.
Trovo infatti che questa frase esprima bene il concetto di team building come lo intendo io: quello sano, quello bello che ho potuto sperimentare in vari contesti lavorativi.
Le persone che catalizzano le energie migliori del team ed agiscono da collante fanno proprio questo: vincono le naturali distanze tra le persone e le avvicinano.
Uniscono i punti che le accomunano e creano quelle relazioni positive che sono alla base della collaborazione. 

Logorroici senza speranza

Ciao Dany, ti volevo mettere al corrente di uno strano fenomeno di cui sono stato diretto testimone.
Stamattina ho fatto un test della presentazione per il mio talk ed e’ durata oltre 1h !?
Escludendo a priori l’assurda ipotesi che io parli troppo, non mi resta che concludere che si sia trattato di una rara distorsione spazio temporale…

Comunque in attesa di chiarire i contorni di questa singolare faccenda, credo che proverò a ridurre il numero delle slide, che te ne pare come idea ?

L’assurdo: uno strumento per superare gli estremi limiti del mondo

Ho tanti bei ricordi di mio nonno Giuseppe, ma a posteriori mi rendo conto che il suo lascito più grande è stata la curiosità con cui guardava al mondo da cui la sua passione per la lettura.
Tra le cose buffe che noi nipoti amavamo ascoltare dalla sua voce, c’era una filastrocca assurda.
Ne ho trovato tracce anche in internet, ma preferisco riportarne i frammenti che mi tornano alla memoria:

“Era di notte ma ci si vedeva.
Il sole pioveva e la luna con i suoi cocenti raggi riscaldava la terra.
Io me ne stavo seduto su di un sasso di legno
quando vidi un uomo che a lenti passi si avvicinava correndo
gli domandai chi fosse
e capì dalle sue parole che era sordo muto


allora presi un coltello senza lama a cui mancava il manico e gli dissi muori o uomo morto.

Poi le presi delicatamente con due dita e lo gettai sulla cima di un una profondissima pianura”

L’assurdo è un bello strumento: ci fa superare i limiti, sovverte lo status quo, sprigiona la fantasia, ci rende creativi e non teme il giudizio.

Piccola storia assurda

Tanti anni fa in una gelida giornata invernale, mentre la tempesta imperversa e la neve cade copiosa.
Lui “‘Io esco a comprare le sigarette…”
Lei: “Ma dove vai con questo tempo ?!”
Lui: “‘E quante storie, per due fiocchi di neve…”‘
Lei: “‘Va bene, ma torna presto che ti si fredda la tisana. Mi raccomando non farmi stare in pensiero, Ötzi

Ambire e Lambire

Ambire e Lambire sono due parole dall’etimologia completamente differente ma così simili che mi piace pensarle collegate.
Credo che questa coppia di termini possa sintetizzare in modo efficace lo stato d’irrequietezza che come moderni uomini viviamo.
Tutto nasce dalla volontà di arrivare ad un obiettivo, una meta a cui ambire appunto, il resto del tempo è fatica ed energia per conquistare l’oggetto del desiderio a cui ci avviciniamo sempre più.
Tanto più ci allontaniamo dal punto di partenza tanto più è faticoso raggiungere la meta, ma l’energia profusa scaturisce dalla sensazione di essere sempre più vicini all’obiettivo pur non potendolo ancora toccare, sfiorandolo appena: lambendolo appunto.
Ciò che accade dopo non è importante, ciò che conta è proprio questo processo di avvicinamento.
Il continuo inseguire qualcosa che una volta raggiunto deve essere sostituito da qualcos’altro, ci proietta incessantemente verso il futuro ma ci impedisce di vivere il presente: trasformandoci in una sorta di moderni Sisifo.
Il proposito allora è di provare ad assaporare di più il presente, soffermandosi a godere dei risultati raggiunti senza cercare subito nuovi traguardi.

Il pensatore

Questa statuetta in legno e’ il regalo che una coppia di amici mi fece di ritorno dal viaggio di nozze. Nel regalarmela mi dissero che si intitolava “il pensatore” e che mi simboleggiava. A quel tempo ciò mi fece piacere e mi stupì. Oggi a distanza di 20 anni e con una maggiore consapevolezza di me, sento che questa statuetta mi rappresenta piuttosto bene, anzi forse la sua energia mi ha influenzato ed indotto a creare questo blog…

 

“Fare e costruire”

Se sei della mia generazione forse ricorderai l’enciclopedia “I Quindici”.
E’ un must degli anni 70 che molti bambini hanno avuto modo di leggere.
Il volume che preferivo tra tutti e che mi ha segnato maggiormente è quello intitolato “Fare e Costruire”.

Era un volume per sperimentare e grazie ad esso ho attraversato le lunghe e noiose domeniche invernali.
Forse è vero che ciò che siamo si manifesta fin piccoli.
Io da quei tempi non sono cambiato molto, la mia curiosità è rimasta intatta e continuo allegramente a sperimentare ma in ambito informatico.

Fonti di ispirazione

Le mie fonti di ispirazione sono molteplici e di diversa natura. Ci sono dei personaggi che più di altri mi hanno fornito interessanti spunti di riflessione sia in ambito professionale che personale:

Start

Sono un Software Developer creativo e visionario.
Nel tempo libero leggo e mi diverto a sperimentare.
Questo è una specie di diario di bordo in cui si trova un po’ di me.