
Il sesto giorno Dio completò la creazione del mondo.
Lo osservò soddisfatto, ma mancavano le strade.
Così creò la Ténéré, per andare dappertutto.
Il settimo giorno si divertì un casino.

Il sesto giorno Dio completò la creazione del mondo.
Lo osservò soddisfatto, ma mancavano le strade.
Così creò la Ténéré, per andare dappertutto.
Il settimo giorno si divertì un casino.
I ciliegi erano carichi di frutti prossimi alla maturazione. La signora Smith osservò soddisfatta quel panorama, ma qualche istante dopo di rabbuiò. Con fare deciso disse al marito lì vicino: “Quest’anno mettiamo su i nastri dorati in modo da tenere lontani i corvi. Ci costerà caro, ma voglio che quei parassiti girino al largo dalla nostra tenuta!”.
Qualche giorno dopo nella base militare dei corvi.
“Questo è tutto signori! Per i dettagli vi lascio al Sergente. Si parte domani appena fa giorno.” Il Tenente lasciò la sala briefing.
Il Sergente scrutò per un attimo i piloti davanti a se, masticando il sigaro spento.
“Allora domande?!”
“No Signore” risposero in coro.
“Bene. Avete le coordinate. Si plana sull’obiettivo e si fa man bassa. Fine della storia. Chiaro?”.
Diede un’occhiata ai piloti più giovani e colse perplessità nei loro occhi.
“Allora… Per quelli che non hanno ancora familiarità con il GPS, lasciate perdere la strumentazione. Il frutteto è ben visibile da lontano, luccica al sole come la mitica città di Eldorado che anche un cieco lo vedrebbe. Una volta individuato, vi abbasserete di quota e metterete gli occhiali a specchio in dotazione. Vedrete sarà un gioco da ragazzi…”
Come nasce l’ispirazione ?
Difficile da dire. Una cosa letta, sentita, pensata. Elementi diversi lontani ed estranei che improvvisamente si collegano tra loro a formare un disegno, qualcosa che prima non esisteva.
La novità è che posso portare un piccolo esempio concreto.
Ieri mattina 6.30 mi gusto questo video:
Valentino è spettacolare. Fa fatica a spiegare come si curva con la moto. Per lui è del tutto istintivo e allora non trovando le parole sopperisce con la mimica.
Tra parentesi chi va in moto lo sa, è del tutto controintuitivo, ma la moto entra in curva controsterzando leggermente nel senso inverso: è la fisica del giroscopio.
Condivido il link del video in un gruppo di miei amici biker e qualcuno commenta ridendo: “il trucco sono le gomme…”.
Questa frase comincia a solleticarmi il cervello e dopo qualche secondo arriva l’ispirazione:
“il trucco sono le gomme…”
Lo diceva sempre, ormai vecchio e al termine della sua lunga carriera, il Grande Mago “Cancellini” a chi gli chiedeva il segreto del suo successo.
Nei suoi spettacoli, invero un po’ lunghi, era in grado di far sparire perfettamente enormi disegni tracciati a matita dopo averci lavorato sopra con buona lena.
Come nasce il Mago “Cancellini” ?
Quando ho letto quella frase mi sono chiesto se, mantenendo ferma la sua validità, potessi costruirgli intorno un contesto completamente diverso ma plausibile per quanto assurdo ed improbabile. Penso ad altre gomme, quelle per cancellare. La gomma per cancellare fa sparire i segni della matita, in certo senso fa una “magia”. Allora ci vuole un mago. Il nome Cancellini emerge spontaneamente. Penso sia stato un tributo inconscio al Tenente Colombo che nell’episodio “L’illusionista” si confronta con un assassino prestigiatore: “L’inarrivabile Santini”.
L’idea di un mago farlocco e di un pubblico altrettanto credulone è una traslazione dei super eroi con poteri assurdi ed inutili di Leo Ortolani in Rat-Man.
Leo mi ha fornito un’altra preziosa fonte d’ispirazione, il suo mago “Braccini” presente in “The Walking Rat“.
Così qualche minuto dopo nasce e muore un personaggio nonsense.
Il micro racconto, quasi un epitaffio, nasconde fino alla fine la giustificazione assurda della frase, ma contribuisce a rendere il contesto coerente.
Questo è stato possibile solo attraverso una prima stesura e successivi piccoli ritocchi del testo, fino ad arrivare ad una forma musicale e consistente.
La scrittura, con la sua asincronia, ha questo vantaggio, dà la possibilità di cesellare le frasi con cura. Dal vivo tutto ciò è impossibile, si ha solo una possibilità per sfruttare il tempo comico, si chiama arte dell’improvvisazione ed è un dono raro riservato a persone molto brillanti.
Alla fine non saprei dire sinceramente se tutto ciò possa essere considerato creatività o piuttosto rielaborazione, ma vi garantisco che quando capita lascia una piacevole sensazione.
Basta.
Ho deciso di cambiare vita.
La Terra mi sta stretta ed ho bisogno di lasciarmi tutto alle spalle.
Ultimamente ho fatto dei colloqui per trovare un nuovo lavoro ed ho deciso di accettarne uno che mi portera’ molto lontano da qui.
Tra pochi giorni mi imbarchero’ come specialista informatico su un cargo interstellare che e’ impiegato per trasporti minerari.
Dovro’ rinunciare allo smart working, ma questa e’ scelta di campo.
Quelli della societa’ mi hanno fatto un’ottima impressione. Sono molto gentili e oggi mi e’ arrivato per posta il welcome pack, tra i vari gadget c’era questa t-shirt.
La societa’ che mi ha assunto e’ la Weyland-Yutani l’astronave su cui mi imbarchero’ e’ la USCSS Nostromo e la destinazione e’ il pianeta LV-426.
Non sto nella pelle dalla felicita’.
Entrai nel bar della del campo a bere qualcosa.
Non feci in tempo a sedermi che Smith mi apostrofò:
“Ho saputo che ieri te la sei vista brutta! Dai allora racconta come è andata!”
“Si, ma offri tu.”
Feci un cenno al barista di servizio:
“Un the alla spezia”
“Eravamo al campo avanzato dell’alto deserto. Ero appena tornato con la mia squadra da un servizio di guardia ad una mietitrice. Una brutta nottata: diversi morti e feriti tra i nostri.
Stavo sistemando l’equipaggiamento, quella sabbia entra dappertutto!
Arriva il sergente e mi fa:
“Ti vuole il Capitano nella sua tenda: SUBITO.”
Annuì.
Sapevo che ciò non presagiva nulla di buono.
Il tragitto che separava il magazzino dei materiali dal comando era breve, ma stare all’aperto senza tuta distillante non è piacevole in pieno deserto.
Mi sforzai d’immaginare il motivo della mia chiamata a rapporto.
Scorsi mentalmente tutte le infrazioni al regolamento che avevo commesso recentemente, ma non trovai nulla di strano.
Caccia illegale ai Fremen, traffico illecito di spezia, scorrerie nei villaggi erano cose che ciascun soldato imperiale faceva per prassi consolidata.
Mi presentai all’ingresso della tenda e fui lasciato passare dalle guardie.
Mi misi sugli attenti e salutai militarmente il mio superiore. Mi ordinò il riposo ed attesi.
Era entrato da poco in servizio ed era fresco di accademia, nessuna cicatrice o ruga a segnare il suo volto.
“Andrò subito al dunque tenente. ”
Riportò brevemente lo sguardo al rapporto che teneva in mano e poi con fare grave continuò:
“Dalle recenti statistiche sull’attività del suo plotone è emerso che avete sforato ancora il consumo stimato di munizioni.
A fine mese avrò una riunione con il coordinamento delle forze imperiali su Arrakis e dovrò fornire spiegazioni convincenti al Colonnello, ma sinceramente non ne ho…”
Lasciò che quell’accusa aleggiasse nell’aria.
“Capitano, parlando con rispetto. Io e miei uomini affrontiamo ogni giorno quei maledetti Fremen in questo deserto infernale. Da quando siamo qui ho perso la metà degli uomini. Abbiamo già razioni ridotte ed equipaggiamenti usurati da questa maledetta sabbia. Quando veniamo attaccati dobbiamo poterci difendere!”
Mi osservò ed abbozzò un sorriso di comprensione:
“Ah quanto vi invidio. Voi che siete sul campo ogni giorno. Avete degli ordini da eseguire delle regole di ingaggio. Sapete esattamente qual è il vostro nemico e su chi potete contare. Il vostro lavoro è così… semplice e lineare”
“Io invece? Ho la responsabilità del campo, devo garantire i quantitativi di spezia e mantenere bassi i costi del servizio di sicurezza. Come se non bastasse mi devo guardare le spalle da tutti gli altri capitani che ambiscono a fare carriera e non aspettano altro che io faccia un qualunque passo falso.”
“Io, diversamente da voi, non so chi sia esattamente il nemico da cui debbo guardarmi le spalle…”
“E poi non penserà veramente che all’alto comando interessi qualcosa degli uomini come me e come lei ?!
Ad un certo livello gerarchico contano solo i numeri. La spezia raccolta e i costi sostenuti. E naturalmente se i costi sono troppo alti è un problema.”
“Si capitano, ma se dobbiamo lesinare sulle munizioni, allora i costi in vite umane aumenteranno ancora. Possibile che siate così ottusi da non capire ?
Questa battaglia contro i fremen per il dominio della spezia la stiamo perdendo!
La quantità di spezia estratta sta calando, anche a causa della politica di risparmio su mezzi e uomini.
Per quanto mi riguarda può dire al comando che non ci servono davvero altri inetti passacarte che vengano a romperci l’anima con le loro stupide statistiche mentre noi rischiamo il culo per la spezia. Signore!”
A quel punto il comandante è andato su tutte le furie.
“Lei è ufficiale subalterno! Come si permette di mettere in dubbio il mio operato e quello dei suoi superiori!” E nel dire questo sbattè ripetutamente il pugno sulla scrivania.
“La denuncerò al comando superiore per insubordinazione e questa macchia rimarrà sul suo stato di servizio per sempre!”
Mi sfuggì un ghigno malefico di soddisfazione. Abbandonai la posizione di riposo, senza autorizzazione, mi rimisi sugli attenti sbattendo per bene il tacco, feci il saluto e mormorai: “Signore…”
Mi girai ed usciì dalla tenda correndo alla massima velocità.
Il capitano rimase attonito dal mio comportamento e poi rosso dalla collera cominciò ad urlare: “Venga subito qui! Non ho ancora finito con lei! Venga subito qui…”
Mentre mi allontanavo in tutta fretta ebbi appena il tempo di pensare che quest’ometto presuntuoso non aveva alcuna esperienza di Arrakis.
Un burocrate spedito qui a comandare dei Sardaukar: patetico”
Mi soffermai per sorseggiare un goccio di thè.
“E poi ? ” chiese Smith curioso.
“E poi, come avevo previsto è arrivato una verme delle sabbie.
Arrivano sempre, quando qualche imbecille si mette a battere troppo rumorosamente: lo sanno tutti.
Se lo è pappato insieme alle sue statistiche, la tenda e tutto quanto, ma se lo meritava.
Io me la sono cavata per un pelo.
Che pivello!
Sia lodato Shai-Ulud.”
Ero perso nei miei pensieri quando d’un tratto mi accorsi che la mia auto stava esaurendo il metano.
Fu allora che in lontananza apparve un distributore.
Nel calore del giorno la sua immagine tremolava come un miraggio nel deserto.
Mentre mi avvicinavo il cuore iniziò a martellare nel petto.
L’immagine del tabellone era sfocata e non riuscivo a distinguere bene le cifre.
La mente era ostaggio di un unica terribile domanda: nella sua folle corsa al rialzo, quanto sarà arrivato a costare un chilo di metano ?
Fu allora che in modo del tutto incosciente le labbra presero a muoversi e ascoltai stupito la mia voce cantilenare:
non devo aver paura.
la paura uccide la mente.
la paura è la piccola morte che porta alla distruzione totale.
affronterò la mia paura, permetterò che passi oltre e mi attraversi.
e quando sarà passata, seguirò il suo percorso con il mio occhio interiore.
dove è andata la paura non ci sarà nulla, rimarrò soltanto Io.
Litania contro la paura Bene Gesserit tratta dal libro Dune di Frank Herbert
Thufir Awat in modalità Mentat, mentre cerca di stimare l’impatto del prossimo adeguamento normativo sul software aziendale a cui lavorate.
Naturalmente senza riuscirci.
Sei stanco di progetti IT faraonici che a causa di stime errate ed imprevisti vari naufragano ogni volta in veri e propri bagni di sangue ?
Sei uno Scrum master, ma fai segretamente parte della loggia massonica del Water Fall?
Abbandona l’Agile, ora puoi!
Con l’assunzione di Spezia estratta dall’alto deserto di Arrakis potrai accedere all’ incredibile potere della prescienza.
Il futuro ti apparirà come una visione e potrai fare stime esatte e senza più incertezze.
Ciao Dany, ti volevo mettere al corrente di uno strano fenomeno di cui sono stato diretto testimone.
Stamattina ho fatto un test della presentazione per il mio talk ed e’ durata oltre 1h !?
Escludendo a priori l’assurda ipotesi che io parli troppo, non mi resta che concludere che si sia trattato di una rara distorsione spazio temporale…
Comunque in attesa di chiarire i contorni di questa singolare faccenda, credo che proverò a ridurre il numero delle slide, che te ne pare come idea ?
Ho tanti bei ricordi di mio nonno Giuseppe, ma a posteriori mi rendo conto che il suo lascito più grande è stata la curiosità con cui guardava al mondo da cui la sua passione per la lettura.
Tra le cose buffe che noi nipoti amavamo ascoltare dalla sua voce, c’era una filastrocca assurda.
Ne ho trovato tracce anche in internet, ma preferisco riportarne i frammenti che mi tornano alla memoria:
“Era di notte ma ci si vedeva.
Il sole pioveva e la luna con i suoi cocenti raggi riscaldava la terra.
Io me ne stavo seduto su di un sasso di legno
quando vidi un uomo che a lenti passi si avvicinava correndo
gli domandai chi fosse
e capì dalle sue parole che era sordo muto
…
allora presi un coltello senza lama a cui mancava il manico e gli dissi muori o uomo morto.
…
Poi le presi delicatamente con due dita e lo gettai sulla cima di un una profondissima pianura”
L’assurdo è un bello strumento: ci fa superare i limiti, sovverte lo status quo, sprigiona la fantasia, ci rende creativi e non teme il giudizio.