Qualche tempo fa prendo coraggio e consiglio la canzone “Sparring Partner” di Paolo Conte ad un collega di trenta anni. La reazione non si fa attendere: “Ma che roba è ?”. Gli dico: “E’ poesia in musica” e lui: “Ma di cosa parla?”. Provo a spiegargli cosa credo di avere capito, ma non lo convinco. In effetti non mi sono mai soffermato troppo sul significato di questa canzone. Questa cosa mi fa riflettere: è veramente così importante che una canzone abbia un senso?
La bellezza spesso è indecifrabile. Di fronte ad un’opera d’arte avvertiamo le sensazioni che essa induce in noi, il suo effetto trasformativo, ma raramente riusciamo a svelarne i meccanismi. Le canzoni di Paolo Conte per me hanno questo fascino. La musica del piano si amalgama con un testo criptico dal significato sfuggente, ma nell’insieme evocativo. Le parole sono quasi un’estensione delle note, non sempre hanno un significato, ma contribuiscono a creare una suggestione. Un incantesimo, parole dal significato enigmatico, ma capaci di stimolare, in chi le ascolta, l’immaginazione.
Testo “Sparring partner” di Paolo Conte
È un macaco senza storia
Dice lei di luiChe gli manca la memoria
In fondo ai guanti buiMa il suo sguardo è una veranda
Tempo al tempo e lo vedrai
Che si addentra nella giungla
No, non incontrarlo maiHo guardato in fondo al gioco
Tutto qui, ma saiSono un vecchio sparring partner
E non l’ho visto maiUna calma più tigrata
Più segreta di cosìPrendi il primo pullmann, via
Tutto il reso è già poesiaAvrà più di quarant’anni
E certi applausi ormaiSon dovuti per amore
Non incontrarlo maiStava lì nel suo sorriso
A guardar passare i tram
Vecchia pista da elefanti
Stesa sopra al macadàm