Quasi magia

Molti anni fa, credo fosse il 1998, fui testimone di un surreale scambio di battute tra colleghi. I due erano entrambi software engineer con esperienza, ma diversissimi tra loro. In quel periodo stavano collaborando ad un progetto problematico e formavano una strana coppia. S. era il leader: giovane, geniale e irriverente. C. un ingegnere preciso, metodico, ma introverso. Io ero alle prime armi e le dinamiche di questo team atipico mi affascinavano molto.
Quel giorno mi trovavo a parlare con S. alla sua scrivania quando C., nella postazione a fianco, in un inaspettato slancio di gentilezza, si girò e chiese a S.:
“Senti, devo scrivere quella funzione in C++ che poi dovrai invocare, che parametri preferisci in ingresso ?”
S. si tormentò il pizzetto per qualche istante con fare pensoso e poi rispose serio e risoluto: “Guarda, facciamo una cosa semplice…” Poi fece una pausa studiata ad arte e proseguì: “Definisci una funzione che accetta in ingresso solo una stringa. Così io scrivo in linguaggio naturale quello che la funzione deve fare e lei lo fa…”.
Rimanemmo in silenzio per alcuni secondi, guardando C. che cercava di assorbire il colpo. L’espressione interrogativa del suo viso lasciò il posto prima all’incredulità e poi alla delusione. Alla fine disse laconicamente: “Ho capito…” e tornò a rivolgersi al suo schermo. Noi naturalmente scoppiammo a ridere.

Finora questo era solo uno spassoso aneddoto a testimonianza della brillantezza di S. .
Qualcosa però è cambiato perché a distanza di 25 anni la rivoluzione dell’AI Generativa ha inaspettatamente dato corpo a quella battuta nonsense.
Così oggi, ogni volta che penso a quella frase, un brivido freddo mi attraversa la schiena. Risento S. pronunciare quelle parole: “Io scrivo in linguaggio naturale quello che deve fare e lei lo fai…” e lei lo fa. È quasi magia.

Al Passo del Cornello, ma senza fretta

Domenica 25 Giugno 2023, dopo una settimana di afa, un temporale ha spazzato via le nubi e reso la temperatura gradevole.
Ci si vede al distributore IP del Brugnetto alle 09.15.
Gabriele, il nostro navigatore (Triumph Thunderbird) ha tracciato una rotta su strade secondarie io e Francesco (Triumph Thunderbird) abbiamo risposto alla chiamata.
Ho esteso l’invito a qualche ex-collega, per cui questa volta si uniscono alla compagnia: Leonardo e Alessandra su Ducati Multistrada, Lorenzo su BMW GS 800 ed il suo amico Filippo con Guzzi Le Mans 1000 restaurata. Quando Lorenzo arriva e si toglie il casco fa per presentarsi. Poi vedendo Gabriele esclama: “Ma te sei! ?” seguono risate e strette di mano. Lui e Gabriele si conoscono già hanno in comune la passione per il ballo: “Carramba che sorpresa! “.
Prima di partire Francesco regala a me e Gabriele un portachiavi con un cornetto rosso porta fortuna: un pensiero molto gentile. Lo aggancio subito alle chiavi della moto, è in buona compagnia e d’ora in poi mi seguirà sempre.

Colazione, pieno e via.
Arcevia Sassoferrato Fossato di Vico. La giornata è ideale per andare in moto: soleggiata ma fresca.
Teniamo la nostra solita andatura turistica, regolare e rilassante. Quando serve si fa qualche sorpasso, ma sempre in sicurezza non abbiamo alcuna fretta.
Scendendo da Arcevia ci supera qualche”Power Rangers” noi li chiamiamo così. Moto da strada e tuta in pelle, tengono un altro passo, sono degli adrenalinici, noi invece siamo dei contemplativi.
Durante una fermata la Guzzi si spegne e quando è calda fatica a ripartire, sembra sia colpa della bobina, una breve attesa e poi si va. Passiamo per Gualdo Tadino e facciamo una prima sosta a Nocera Umbra, caffè e due chiacchiere. Si riparte, attraversiamo gole immerse nel verde e poi cominciamo a salire di quota. La strada si fa tortuosa. Ad un certo punto percorro un tornante a destra, ma prima che termini mi trovo in una galleria. Sono in piega e passo dalla luce all’oscurità. Per un attimo provo il disorientamento dei piloti aereonautici quando sono costretti al volo strumentale senza alcun riferimento visivo. Nell’attesa che gli occhi si abituino al buio non posso fare altro che mantenere l’assetto, rimango piegato sperando che il raggio di curvatura del tornante sia costante. La galleria è breve e tutto si risolve per il meglio.
Arriviamo al Cornello e facciamo una sosta. Ho notato che la visiera del casco ha qualche problema, Gabriele e Francesco sempre attrezzatissimi mi aiutano e trovano una vite lenta, non abbiamo la brugola giusta e si va di pinze. Facciamo una foto di gruppo scattata da una simpatica amica motociclista conosciuta in quel momento. Lei è appiedata perché sta aspettando il fidanzato a cui ha prestato la moto. Qualcuno le ricorda una massima dettata dalla prudenza: “La roba che si monta non si presta… “. Quindi per estensione del concetto dico: “Allora neanche i mobili Ikea… “. Risate. Si scende verso Hard Pork e attraversiamo Pioraco. Sosta pranzo e chiacchiere per conoscersi. Sono vicino a Filippo e mi faccio raccontare la storia della sua Guzzi: una moto letteralmente abbandonata dal proprietario precedente e che lui ha “adottato” e restaurato. Mentre parliamo ci fa un grande complimento: “mi piace la vostra andatura regolare e senza strappi” sono sicuro che Gabriele ne sarà felice.
Caffè a Castelraimondo e poi verso San Severino e Cingoli.
A Cingoli sosta al Gibson Cafè per godere del panorama.
Torniamo tranquilli passando per Cupramontana. Sulla SS76 ci fermiamo, chi va ad Ancona si sgancia. Saluti e ringraziamenti. Io Gabriele Leonardo ed Alessandra usciamo a Monsano e torniamo al punto d’incontro della mattina. Sosta e altre chiacchiere perché la condivisione di questi bei momenti fa bene all’amicizia. Rietro a casa verso le 19.00 dopo 230 chilometri di gioia.