Primitivi

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Molto tempo fa, credo fosse l’autunno 2001 , andai a Bolzano per lavoro. Era il primo incarico da docente per un corso di formazione ed era anche la prima volta che visitavo la città. Ero comprensibilmente ansioso e disorientato. Arrivai in treno, alloggiavo in un bell’hotel nella piazza centrale.

L’indomani trovai con qualche difficoltà la sede del corso, ma naturalmente ero in largo anticipo. Presi contatto con l’organizzazione e familiarizzai con i partecipanti. Cominciai a trattare gli argomenti previsti dal programma se non ricordo male HTML e Database Relazionali . Il corso si svolse regolarmente e alla fine i feedback dei partecipanti furono ottimi.

Mi muovevo a piedi. A pranzo andavamo tutti insieme, alla sera invece ero solo. Mi sceglievo un ristorante e mi portavo un bel libro. Vivevo la rara e privilegiata condizione di turista solitario. Avevo però la strana sensazione di essere straniero in terra straniera, perciò osservavo tutto con curiosità e massimo rispetto.
Giorno dopo giorno presi confidenza con il centro città.
L’architettura nordica tipicamente gotica. I cartelli e i segnali bilingue. I cibi tipici: speck, canederli e strudel. Un mondo nuovo e affascinante. Nord europeo composto ed efficiente.
Insomma in poco tempo entrai in una nuova piacevole routine.

Un sabato mattina soleggiato, ma dal freddo pungente, feci una bella passeggiata al parco cittadino e poi andai a visitare il museo archeologico che espone la mummia di Otzi. Nella parte iniziale del percorso c’erano una serie di pannelli con video esplicativi sul ritrovamento ed il recupero del reperto dal ghiacciaio. Incuriosito mi fermai ed insieme ad altri visitatori ci ponemmo a circa un metro e mezzo di distanza per visionare quel mini documentario in modo ottimale. Ce ne stavamo tutti in religioso silenzio, quando una famiglia italiana al completo, entrò rumorosamente nel nostro campo visivo da destra . La loro attenzione venne attirata dal video e si fermarono propria davanti a noi dandoci le spalle, impallando completamente la nostra visuale. Per lunghissimi venti secondi tacquero guardando un esile frammento del video. Poi riprendendo a vociare confusamente, così come erano arrivati, se ne andarono ignari della nostra presenza. Noi sfortunati testimoni della scena, incrociammo gli sguardi e traemmo un sospiro, ma non avemmo l’animo di commentare.

Completai la visione del video e poi andai alla teca della mummia. La visione della mummia è macabra, ma nel suo complesso il reperto riserva molte sorprese.
Mi colpì il livello del suo equipaggiamento , la fattura del vestiario ed i tatuaggi.
E’ paradossale pensare che un essere umano di oltre 5.000 anni fa avesse abilità e conoscenze tali da riuscire a sopravvivere in un ambiente ostile, mentre un’ impresa del genere sarebbe impraticabile per un qualunque essere umano moderno.

Uscì dal museo riflettendo sul fatto che Otzi non era così primitivo come si possa credere e che viceversa l’essere umano moderno in certe occasioni non sembra davvero così civilizzato.
Otzi mi tornò simpaticamente in mente anni dopo, osservando una bufera di neve mentre ero comodamente seduto al caldo sul divano di casa: Piccola storia assurda.

Autore: ferro

Senior Software Engineer con la passione per la scrittura