Non so se nella vita o nel lavoro ti e’ mai capitato d’imbatterti in un problema particolarmente difficile o complesso a cui trovare una soluzione.
A me capita spesso e queste occasioni di solito le colgo come sfide intellettuali con me stesso.
Di solito entro in un tunnel, in cui, attutiti gli echi del mondo esterno, comincio ad analizzare i dati ed il contesto del problema.
Costruisco un modello mentale e faccio piccoli esperimenti concettuali per vedere se il modello regge.
Una volta individuata la soluzione più semplice la realizzo e faccio una prova sul campo poi se l’esito è positivo si pensa ai dettagli.
Credo che tutti i software developer adottino in modo più o meno cosciente un simile algoritmo che ha molto a che fare con il metodo scientifico.
Questo processo solitamente non è immediato.
Nel mio caso l’analisi del problema ha bisogno di un periodo di decantazione e per focalizzare il problema ci devo tornare più volte anche a distanza di tempo.
In certi casi la soluzione emerge da sola, magari di notte mentre mi rigiro nel letto, ma ci vuole tempo.
E’ come se la mente cercasse da sola una soluzione sepolta nel deserto, cercando di farla affiorare lentamente dalla sabbia, erodendo pazientemente le dune con leggere folate di vento.
Naturalmente ciò può essere molto frustrante.
Non a caso per chi opera in campo scientifico è fondamentale associare ad una spiccata immaginazione una robusta tenacia nella ricerca di conferme alle proprie ipotesi.
Non sempre si ha disposizione tutto il tempo necessario.
Perciò spesso, con spirito pragmatico, si adotta una soluzione temporanea e si rimanda una soluzione più elegante alla prossima occasione.
Nella ricerca della soluzione c è tutto il nostro io, con il bagaglio di conoscenza accumulato nel tempo, gli errori fatti e i successi compiuti.
E’ proprio questo patrimonio di esperienza che può influire in modo decisivo sui tempi di individuazione della soluzione.
Ciò che mi affascina di più, è il processo mentale di costruzione ed esclusione delle soluzioni alternative.
Usando l’immaginazione la mente crea dei micro universi alternativi e vede se funzionano.
E’ creatività allo stato puro, perché si plasmano idee e concetti prima della materia e ciò rende il processo molto efficiente.
E’ come se la conferma della correttezza di una teoria fosse una profezia che ci viene rivelata.
La mente crea un universo futuro e vi si proietta, lo osserva e si convince della sua consistenza.
Un vero e proprio atto di creazione a cui segue l’effettiva alterazione della materia: la mente plasma il mondo.
L’esclamazione del Dott. Frankenstein esprime in modo emblematico la magia del momento in cui la mente si convince che un pensiero può concretizzarsi nel mondo reale.