
Qualche tempo fa, superato un certo imbarazzo, ho inviato ad alcuni amici un mio breve racconto di fantascienza.
Dopo qualche tempo ciascuno mi ha fornito il suo feedback, generosamente positivo. Ciò naturalmente mi ha fatto molto piacere.
Il punto però non è questo.
Conosco la vita frenetica di queste persone e riflettendoci su, una verità mi ha colpito come un maglio: queste persone hanno avuto fiducia in me ed hanno investito un po’ del proprio prezioso tempo per leggerMi.
Di questo sono loro veramente grato.
Solo ora infatti colgo il patto non scritto che si instaura sempre tra chi scrive e chi legge.
Scrivere è un esperienza fortemente introspettiva, perché seguire il filo dei propri pensieri equivale a compiere un viaggio nel proprio io.
Scrivere è un salto quantico, perché significa dare una forma ai propri pensieri, fargli una foto che rimane e lascia una traccia di te nel tempo.
In un certo senso è come inviare un messaggio asincrono a qualcuno nel futuro, anche a se stessi al limite.
Ciò ha inoltre strani effetti collaterali perché con le proprie riflessioni, per quanto piccole ed insignificanti, è possibile alterare la visione del mondo di chi legge quindi per estensione alterare il futuro.
Chi legge, compie un vero e proprio atto di fiducia verso l’autore. Investe il proprio prezioso tempo addentrandosi in un mondo sconosciuto e lasciando che le parole scritte lo attraversino e lo trasformino, cambiandolo irrimediabilmente, per sempre.
Scrivere pertanto è una grande potere, da cui deriva una grande responsabilità.
In fondo la stessa magia avviene ogni giorno.
Ogni volta che abbiamo interazioni con altre persone, sperimentiamo una contaminazione continua e vicendevole, fatta di gesti e di parole scritte e non scritte.
Forse non ce ne rendiamo conto, ma abbiamo tutti un grande potere da gestire.