Un Harley Davidson all’improvviso

La vita a volte ti riserva delle belle sorprese.
Così può capitare che tua moglie decida di prendere la patente per la moto e di comperare un’Harley usata e diventare una biker: evviva!

Io ho le mie idee in fatto di moto, sono un orgoglioso possessore di una XT, ma per qualunque motociclista l’Harley rimane pur sempre un mito e poterla provare stuzzicava la mia curiosità.
Dopo essermi documentato a fondo su pregi e difetti finalmente ho avuto l’occasione di provare la Forty Height 1200.

La moto è imponente da ferma ma anche affascinante.
La chiamano il ferro ma chi ha forgiato questo metallo ci ha messo un’anima e poi lo stile minimalista a me piace.
Se l’XT ricorda un Mustang la Forty mi ricorda un Ardennese.

Di Marie-Claire – Opera propria, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=11991656

La sella è molto bassa, il manubrio alla giusta altezza, il peso non si avverte troppo.
L’accendo: un ruggito prende corpo dallo scarico e mi incute un certo timore.
Non passerà certo inosservata: ma gli scarichi sono originali ? Meglio rimanere con il dubbio.
Ruotando il gas il grosso bicilindrico vibra vistosamente ma le vibrazioni non si trasmettono al manubrio, è una senzazione straniante per me che sono abituato ad essere scosso dal mono dell’XT.
Ingrano la prima: CLUNTCH! tipico suono onomatopeico del cambio Harley Davidson.
Parto ma le pedane in posizione avanzata non mi sembrano intuitive soprattuto quando è necessario fermarsi in emergenza: io le metterei centrali.
Noto invece che gli specchietti rivolti vero il basso funzionano bene, ammetto che ero scettico.
Il motore è poderoso, 70 cavalli con tanta coppia ai bassi come un  trattore.
Rispetto all’XT mono 600 questo è il doppio esatto: un bicilindrico 1200.
Per me la magia Harley è poter snocciolare le marce con un filo di gas e tenere i 60 in 5°: certo se il rumore dello scarico fosse meno accentuato.
Le buche e lo sconnesso si sentono soprattuto dietro: ho letto che molti cambiano gli ammortizzatori.
La moto è agile ma sulle curve lente non mi trovo ho paura di toccare le pedane.
Si accende una spia: RISERVA! Azz non avevo il pieno, ma ho fatto pochi chilometri. Capisco perchè il serbatoio è detto peanuts (nocciolina) solo 8 lt: almeno un 12 litri…
Il Ferro sul “ferro” : è stata una bella esperienza da ripetere.
Ma per andare in motagna non toglietemi la mia XT!

Una moto giapponese ed il mito del West

La mia carriere di motociclista iniziò a 16 anni.
Grazie ai bei voti a scuola, per gentile concessione di mio padre, ottenni la mia prima moto una Gilera 125 ER.
In quegli anni il mercato delle 125 era vivacissimo e c’erano in giro moto italiane bellissime.
Con l’ER feci molti chilometri e mi divertii molto.

Poi fino a 35 anni, pur nutrendo una profonda passione per le moto e la meccanica, non ho più avuto alcuna moto.
Così, quando arrivava la primavera ed insieme al ronzare della api giungeva il rombo di una moto che passava, soffrivo un po’ in silenzio.
Poi grazie anche ai colleghi di lavoro, motociclisti di vecchia data, si è risvegliata in me l’idea un po’ folle di comprare una moto.
Qualche tempo prima, andando a Milano per lavoro, in una via laterale, avevo notato più volte una moto parcheggiata in modo distratto, probabilmente abbandonata alle intemperie. Si trattava della mitica Yamaha SRX 600!
E’ una moto passata quasi inosservata in Italia, ma che da adolescente mi aveva affascinato molto.
Così decisi di ricominciare la carriera di motociclista da questa modello così particolare.
Dopo qualche ricerca, con un po’ di fortuna, ne trovai una dell’86.
Una moto rara dalla linea retro, ma futuristica per i sui tempi: una naked monocilindrica con scarico corto.
In Italia non è stata capita nel nord-Europa invece la venerano.

Con l’SRX ho ricominciato ad assaporare il piacere di andare in moto.
Con il tempo però ho scoperto che il mio pragmatismo mi impedisce di essere un collezionista.
In altre parole non amo possedere oggetti, preferisco le sensazioni che possono trasmettermi.
Per cui dopo qualche anno sono passato ad una più “recente” e pratica YAMAHA XT 600 del ’98.

Non so come spiegarlo per me andare in moto è magia pura.
Il momento ideale è la primavera, aria tiepida, senza vento, non ci sono insetti, il cielo è terso e l’aria è piena di profumi si và verso il Monte Catria.

Come si fà a descrivere e trasmettere una sensazione  ? E’ difficile. Consiglio di provare prima come passeggero magari e poi come conducente.

Sono un minimalista. Sarà che ho l’animo del progettista e quindi amo e pratico la difficile arte della semplicità. Credo sia per questo che la mia moto è una Yamaha XT.
Leggera, robusta, facile e polivalente incarna perfettamente il concetto di cavallo del vecchio Far West un Mustang.

Di U.S. Department of the Interior – Wild Horse in Piceance, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=45410133

Niente di sofisticato un cilindro, un cuore, una sola chance.
Motore raffreddato ad aria, niente complicazioni.
Una ruota da 21 davanti che fà da timone, un leggero controsterzo e scende in curva.
44 cavalli sono pochi, ma la potenza viene sprigionata subito in modo docile accompagnata da un rassicurante borbottio da motozappa.

Così senza orpelli e sofisticate diavolerie ciò che rimane è una moto onesta che sa regalare pura emozione:

  1. quando in primavera ti trovi a sorpassare un mezzo rallentato dal traffico,  con un piccolo gesto l’XT accelera ubbidiente e ti teletrasporta oltre e ti sembra di avere i superpoteri.
  2. quando ti immergi tra le montagne e affronti placidamente come in un balletto curve e tornati mantenendo il giusto equilibrio tra forza centrifuga e gravità.
  3. quando lasci l’asfalto e trotterelli su lunghissime salite guidando in piedi e assaporando i panorami spettacolari tra Marche ed Umbria.

Sei solo, ma non sei mai veramente solo, hai fatto un percorso, ma non è chiaro chi abbia realmente guidato.
Sono momenti di piena solitudine e di libertà che una foto non riesce a restituire.

Così come nel Far West a poca distanza da un cowboy solitario c’era sempre un fedele cavallo, così nella modernità, durante le peregrinazioni di un motociclista, c’è sempre una moto al suo fianco e se guardi bene spesso quella moto è un’ XT.