
Ambire e Lambire sono due parole dall’etimologia completamente differente ma così simili che mi piace pensarle collegate.
Credo che questa coppia di termini possa sintetizzare in modo efficace lo stato d’irrequietezza che come moderni uomini viviamo.
Tutto nasce dalla volontà di arrivare ad un obiettivo, una meta a cui ambire appunto, il resto del tempo è fatica ed energia per conquistare l’oggetto del desiderio a cui ci avviciniamo sempre più.
Tanto più ci allontaniamo dal punto di partenza tanto più è faticoso raggiungere la meta, ma l’energia profusa scaturisce dalla sensazione di essere sempre più vicini all’obiettivo pur non potendolo ancora toccare, sfiorandolo appena: lambendolo appunto.
Ciò che accade dopo non è importante, ciò che conta è proprio questo processo di avvicinamento.
Il continuo inseguire qualcosa che una volta raggiunto deve essere sostituito da qualcos’altro, ci proietta incessantemente verso il futuro ma ci impedisce di vivere il presente: trasformandoci in una sorta di moderni Sisifo.
Il proposito allora è di provare ad assaporare di più il presente, soffermandosi a godere dei risultati raggiunti senza cercare subito nuovi traguardi.